IN QUESTO RACCONTO POTRAI TROVARE I RACCONTI DEGLI AMICI CON CUI HO CONDIVISO L’ULTIMA TAPPA DI MAXI AVALANCHE AD AX LES THERMES

ritrovarmi primo nella qualifica della Maxi Avalanche di Ax Les thermes è stato uno dei momenti più emozionanti della stagione 2018, una bella emozione; peccato essere scoppiato a metà ed aver finito terzo ma con questo post ho deciso di dare la parola ai miei compagni di viaggio:

Il racconto della vera

appena tornata a casa dopo 900 km e 11 h di viaggio, mi rendo conto di quanto siano meravigliosi i weekend come quello appena trascorso. 

Ho scattato millemila foto e video ma queste tre sono sicuramente le più rappresentative.. un gruppo di amici con la stessa passione e il fuoco dentro, per uno sport che unisce, ferisce ma che fa brillare gli occhi ogni volta di più.. ?

Avevamo dai 13 ai quasi 60 anni: una milf 45enne coi baffi e 7 rider assetati di vittoria ???

Abbiamo vinto emozioni e divertimento a non finire. E tanta birra? ..Grazie ragazzi, vi voglio bene ?

AMEDEO

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Nuova avventura per me al di fuori dall’Italia iniziata con la partenza il giovedì sera, sapevamo che ci avrebbe atteso un viaggio di circa 10 ore e quindi abbiamo deciso di fare qualche tappa. La prima è stata vicino Nizza a mezzanotte vicino alla casa di Bono (membro degli U2) dopodiché ci siamo fermati a dormire in un autogrill per addirittura 1 ora e una volta arrivati ad Ax siamo subito andati a provare la pista belli riposati. Da subito la confidenza con la pista non è mancata, amore a prima vista seppur molto impegnativa ricca di rilanci anche belli lunghi, la prima parte scorrevole con curve in appoggio, per poi entrare nel boschetto con l’immancabile terra molle e parecchie radici da non sottovalutare, una sezione veloce con pietre e radici in cui guidare il più pulito possibile, qualche curva stretta, una parte abbastanza ripida con rocce importanti ed infine l’ultima sezione che entrava nella città di ax les-termes. Il sabato ci aspettavano le qualifiche nel primo pomeriggio dove sono riuscito a guidare pulito senza esagerare e senza pedalare al massimo alla fine mi qualifico 12° assoluto del mio Vag con la lettera C. L’indomani mattina sveglia presto per la prima manche dove non sono riuscito a dare il massimo data una cattiva partenza e con molti rider difficili da superare nei sentieri piuttosto stretti, ma nella parte alta grazie all’esperienza delle infilate di Massimo Candeloro a Bardonecchia sono riuscito ad infilarne parecchi . Nella seconda manche parto benissimo entro nei primi 30 e qui problemi a sorpassare non ne trovo riesco a scendere bene senza troppi errori, ma a tenere questo ritmo guido un po’ più sporco quanto basta a prendere una pietra sulla corona e farmi saltare via la catena e rompere il guida catena e quindi non permettendomi più di pedalare e costretto a correre come un pazzo nei rilanci, riesco a recuperare qualche posizione, ma alla fine chiudo 40° di questa manche e anche 40º nella scratch con un 8º posto di categoria e molto amaro in bocca, ma comunque contento di essere entrato nella top 40 dell’ Europe Cup che vedeva come protagonista una pista molto impegnativa. Quello che di sicuro non è mancato è il divertimento e le tante risate grazie a tutti !

Alessandro Masiero… Il rustick introduce Lo Spento agli amici della mountainbike

Alessandro Masiero e un personaggio simpatico che si farà strada nel mondo della mtb non tanto per la sua bravura quanto per le sue terribili cadute…. non ha esperienza in bici sarà un mese e mezzo che tocca la bici ma lui vuole  i freni, vuole provare a fare i doppi ma al 99,9 per cento delle volte finisce in mezzo…. da dietro si capisce che si è fatto male ma è talmente buffo da vedere che sto più male dai crampi alla pancia causati dal ridere…. dopo si alza pieno di sangue e si accende una bella sigaretta…. alla sera a cena prima della gara due o tre caffè un paio di litri di birra, una decina di sigarette e soprattutto controlla bene la bici poi viene da me a chiedere consigli per paura di non fare una bella gara…. dopo tutto quello che ti sei tracannato Lourdes è una buona soluzione …. e nonostante tutto se non cade va veramente bene, non ha la minima idea di cosa sia la morte, o se la conosce non gli interessa sfidarla o diventargli estremante amica 

Fatto sta che in questa gara e praticamente arrivato nudo perché la maglia l’ha strappata

Il racconto di Ale in prima persona

Se solo sei mesi fa mi avessero detto che avrei partecipato ad una MaxiAvalanche a 1000km da casa, avrei mandato a stendere la persona che me lo stava dicendo.

Io sei mesi fa, a momenti, non avevo nemmeno una bici.

Ma la vita è così, mettici anche una cerchia di amici che praticano questo sport et voilà, l’iscrizione è presto fatta.

L’avventura inizia già alla partenza quando Vera, l’unica ragazza del gruppo, si presenta davanti al cancello di casa con “Furghy” , L’Opel Vivaro utilizzato per la trasferta.

Ci spetterà un lungo viaggio notturno, dove non mancheranno pause “bagno nel mare della Costa Azzurra” pause caffè e innumerevoli altre pause “sciogli gambe”.

L’unico a non risentirne sembra sia Amedeo, il terzo ed ultimo passeggero,  “raccolto” a Moncalieri: ha dormito per quasi tutto il tempo, seduto nel posto finestrino, con la testa appoggiata al vetro.

Il sole è ormai già alto quando raggiungiamo Ax-les-Thermes, giusto il tempo di una rapida colazione a base di gallette di riso e caffè “all’Italiana” e ci uniamo al resto del gruppo, partito il giorno prima.

A differenza di Cervinia, prima gara in vita mia in Mtb, in questa Maxi ci sarà un unico trail sia per la qualifica che per le due manche.

Il percorso parte dalla cima, attraversa Ax-Bonascre,  per poi finire nel centro abitato di Ax-les-Thermes, a circa 10km di distanza, con un immancabile tratto urbano.

Non c’è poi molto spazio per superare (o essere superato, nel mio caso): tolti i primi 300 metri della partenza, il tracciato si butta a capofitto nel bosco con un’alternanza spettacolare di flow, salti, radici scivolose e l’immancabile “scassato” proprio nella parte finale, quando i tuoi polsi chiedono pietà, teatro delle più violente e rovinose cadute.

Proprio in questo tratto, complice le 24H e più ore di veglia assoluta, posso dire di aver letteralmente “testato” la dura terra dei Pirenei.

Il venerdì passa così, tra seggiovie e singletrack, cercando di imitare i più esperti di me memorizzando traiettorie, anticipi e punti pericolosi.

Sabato, qualifiche:

Fatico non poco ad abbandonare il comodo materasso di “Furghy”, il freddo poi non aiuta: siamo circondati da nubi, anzi…ci siamo dentro!

Decidiamo di provare per l’ultima volta il percorso di gara, e in seggiovia l’occitania ci regala un paesaggio incredibile: le nubi che prima ci avvolgevano ora sono un meraviglioso tappeto bianco tra i Pirenei, da cui spuntano solamente le cime più alte, mentre il sole pensa a scaldarci.

Tutti i partecipanti vengono chiamati in ordine di numero di gara e poi disposti in batterie, per un totale di 4: parto nella stessa di Nik, nella fila davanti, e del Rustick, in primissima fila.

Con il numero 352, uno dei più alti, l’unico posto dove poter partire è in ultima fila: riuscirò comunque a concludere in 29esima posizione nella categoria “Challenger”, a sole 4 posizioni dalla qualifica per il campionato Europeo.

Finiamo la giornata con una cena di gruppo, dove da veri sportivi l’acqua non è stata toccata.

 

Domenica, gara:

Vengo svegliato da Nicholas e Zorzi che irrompono in salotto accendendo la luce, facendomi rimpiangere della scelta di dormire sul divano dell’appartamento da loro affittato.

L’umore di tutti noi è alto, ma inizia a percepirsi la tensione pre-gara.

I qualificati all’europeo iniziano ad allontanarsi mentre sto ancora controllando la bici, e la frase – “Ci vediamo giù” –  non fa altro che accrescere la mia tensione: non parto in ultima fila questa volta, dietro di me ho un intero esercito pronto ad investirmi al segnale della partenza. 

Il meteo sembra promettere, pure l’umidità che ha caratterizzato le scorse mattinate pare averci lasciato tregua per affrontare al meglio le numerose radici esposte.

Attendo il turno in funivia con Vera e Gian Luca, fino a quando non vengono chiamate le nostre lettere, consegnate in base ai risultati ottenuti in qualifica.

L’aria è fredda nonostante il sole splenda in cielo.

Sono circondato da centinaia di altre persone in attesa del via, le stesse che tra non molto saranno “quelli da battere”.

Il commissario di gara, nel frattempo, alza il cartello del minuto.

Questa volta l’avversario non è il cronometro, il nome scritto su un foglio di carta appeso al C.O sopra al tuo o la persona che incontro a fine gara: questa volta l’avversario è lì, accanto a me: lo posso vedere intento a cercare la concentrazione, le sue mani stringere la presa sul manubrio e finire i riti pre-partenza.

Con la mente ripercorro i 10 km di sentiero che mi separano dal centro abitato di Ax Le Thermes.

Meno di 30 secondi.

L’aria è tesa, la saliva azzerata, lo stomaco chiuso e il battito accelerato, cerco di respirare profondamente per stabilizzarlo prima di andare fuori soglia.

Maledico e ringrazio allo stesso tempo il Rustick per avermi incoraggiato a partecipare.

Meno di 10 secondi.

I rumori intorno si ovattano, non sono più un problema mio: tutta l’attenzione è rivolta quella dannata fettuccia che tra pochi istanti si abbasserà.

La musica sparata a 1000 dalla casse si interrompe improvvisamente, poi il boato.

Spegni il cervello ora, Ale, ci sarà tempo per pensare: spingi forte, tieni la concentrazione alta e fai il massimo che puoi. 

Partire in seconda fila ha i suoi vantaggi: alla prima curva sono circa 20esimo, e riesco a infilarne parecchi prima dell’inizio del singletrack.

Pochi minuti dopo, In un pezzo con dei tornanti a gomito, mi accorgo che dietro di me non c’è nessuno, cerco quindi di scendere pulito senza esagerare, fiducioso del fatto che prima o poi, qualcuno davanti a me, “esploderà” nel pezzo finale.

Arrivo al centro abitato in soglia massima, con gli avambracci k.o ma in dodicesima posizione assoluta e quinto di categoria: mica male! 

I ritmi di questa Maxi sono serrati, c’è solamente poco più di un’ora per risalire e riprendersi in vista della seconda manche: giusto il tempo per cambiare perno ruota e disco posteriore, messi entrambi al tappeto da un incontro ravvicinato con un sasso, che già sono uno degli ultimi a presentarsi in griglia di partenza. 

Cerco di posizionarmi in linea con la prima curva e scelgo un rapporto leggermente più lungo rispetto a prima: sono deciso a salire a podio nei senior e la partenza è fondamentale.

“Turn Down For What” riecheggia nei Pirenei dando il segnale della partenza imminente, e come prima ha inizio il countdown scandito dai cartelli: 2 minuti, 1 minuto, 30 secondi, 10 secondi, via.

Fisso con lo sguardo l’albero in fondo prima della curva e penso solo a pedalare, sorpassando chi ha avuto più riflessi di me al “Via”.

Sono quinto all’holeshot e non intendo arrendermi: perdo alcune posizioni prima dell’ingresso nel trail ma poco importa: la gara è ancora lunga e qualcosa succederà.

Riesco a percepire distintamente i rumori di due o più ruote libere scorrere a poca distanza da me, potrei osare di più ma il ritmo del concorrente davanti mi piace e non mi ostacola.

In un tratto molto veloce e scassato purtroppo cado perdendo svariate posizioni, finendo la gara nuovamente in 12esima posizione assoluta e quinto nella mia categoria.

Niente podio per me, ma ci pensa Vera, con un distacco di qualche minuto sulla seconda, a portare in alto la bandiera italiana nella categoria femminile.

Risultati a parte, ancora una volta la MaxiAvalanche ha saputo regalarmi 4 giorni ricchi di adrenalina, spirito sportivo e divertimento, condivisi in compagnia di vecchie e nuove amicizie, facendo quello che più ci piace: lanciarsi giù da una montagna, con la bicicletta, assieme ad altri 300 e più pazzi come noi.

 

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